IV esposizione nazionale di scultura all'aperto

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Per la quarta volta, grazie all'impegno personale di Edgardo Ratti (questo nostro sensibile artista della sponda sinistra del lago Maggiore) l'Esposizione nazionale di scultura all'aperto "G'90" ritorna, tra luglio ed ottobre, ad accendere nel Gambarogno l'attenzione culturale ed artistica del Paese.

Massimo Pini, Consigliere nazionale
Estratto dal catalogo del 1990

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Prefazione...


Ampi cataloghi e rassegne su singoli rami dell'arte costituiscono un'importante guida e strumento d'informazione, indispensabili di quanto in quando sia al pubblico interessato che agli artisti stessi. Non è sempre facile, infatti, ritrovarsi e conservare un quadro d'insieme nella ricca e multiforme produzione artistica del giorno d'oggi.
Proprio per quanto attiene alla scultura si riscontrano crescenti difficoltà ad allestire mostre di tale portata che, di conseguenza, diventano sempre meno frequenti. Possono ormai essere realizzate e finanziate solamente con il supporto dei rispettivi enti pubblici e privati.
Degna d'ancora maggior rilievo è quindi l'iniziativa del comitato organizzatore della "G'90" volta a scoprire, raccogliere e mettere in luce nuove tendere dell'arte plastica svizzera. È già la quarta volta che un'importante e indicativa esposizione di scultura viene ideata ed allestita a Vira Gambarogno.


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Le opere presentate nella mostra sono creazioni artistiche sottese di vitalità e svelano una vasta gamma di nuove possibilità, dove trovano spazio anche aspetti critici, ironici e umoristici nonché una nuova concezione della sensalità.

Al comitato organizzatore della "G'90" vanno tutta la mia stima e considerazione per l'impegno con cui ha preparato e attuato l'esposizione. Un avvenimento culturale di così vasta portata rappresenta sempre anche un rischio per gli organizzatori. Ha però in ogni caso l'indiscutibile pregio d'offrire ad un gran numero d'artisti l'opportunità d'esporre insieme le loro opere. La mostra fornirà di certo altri, preziosi spunti alla vita artistica ticinese. Auguro quindi un grande successo alla quarta esposizione nazionale di scultura all'aperto.

Flavio Cotti, Consigliere Federale
Estratto dal catalogo del 1990


Nessuna costrizione, al di fuori di quelle dettate dalla materia, la pietra

Osservazioni a proposito della razza degli scultori.

Non dovrebbe stupire nessuno che, con ogni probabilità, un prete abbia una struttura caratteriale diversa di quella di un macellaio di mattatoi. Tuttavia, in generale, è difficile individuare una relazione inequivocabile tra il carattere, o l'immagine, di una persona e la sua professione. Quando si è in servizio militare, si fanno le scoperte più sorprendenti. Colui che, sotto la divisa, avevamo creduto un maestro si rivela un contadino, il supposto procuratore di banca è in realtà il direttore di un ospizio. Ma per un "certo" professionista - questa osservazione vale meno per una "certa" professionista - quanto detto sopra non è del tutto vero. Alludo allo scultore su pietra. Professionista? La scultira, veramente, ha più a che fare con la vocazione che con la professione.


Di solito, gli scultori parlano in modo diverso e sono meno prolissi dei loro colleghi pittori e disegniatori. Tanto per citare un caso: il linguaggio caustico ed essenziale di Hans Aeschbacher, deceduto a Zurigo nel 1980, si è mantenuto vivo in molti suoi giovani colleghi fino ai giorni nostri. Ma non è che gli scultori siano più rozzi dei loro colleghi, anche se a loro piace apparire così...

Peter Killer
Estratto dal catalogo del 1990

La pietra e la scultura

Il legno può essere tagliato nel blocco, incavato, assembralto, sagomato; il ferro si assembra, si salda, può venir arricchito da molteplici, vari elementi, in un'agile continuità temporale; il bronzo si cola in uno stampo, si leviga, si patina; la terra si modella, simpasta, si gonfia... Un movimento che procede dall'interno verso l'esterno: a poco a poco si abbandona il nocciolo. Lungo il percorso della creazione fomale, la correzione è possibile.
La pietra, per la sua natura e la sua consistenza, è inesorabile: più viene affinata nella forma voluta dall'artista, più questa forma rischia di andare in frantumi. Con la pietra, il work in progress è un pericoloso asintoto.
Si parte da zero e, sin dai primi istanti, non ci si può permettere di sbagliare: il percorso è diritto, non esistono scorciatoie. Il movimento va verso l'interno, verso il cuore stesso della forma, che bisogna immaginarsi sin dai primi istanti del suo lento abbozzarsi.

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Con questo materiale che risale alle prime ere geologiche - nel quale è iscritta tutta la storia della terra - c'è un confronto diretto e impietoso, nella pratica di un mestiere che è necessario dominare perfettamente: il pentimento è impossibile, a meno di ricorrere al caso. Restare federe al gioco delle venature, alla struttura della pietra, alla sua grana, alle sue leggi di fenditura, ai suoi percorsi di onde creati dal martello o da altri utensili dello scultore signidica vivere un'esperienza profonda, tecnica e spirituale nel contempo, razioanle e passionale: l'inconscio non può non armonizzarsi con la coscienza.
Perchè, in fin dei conti, si è confrontati al fenomeno dell'originale: il travertino resterà travertino, il marmo di Carrara rimarrà marmo di Carrara nella sua metamorfosi ultima e definitiva. Lo scultore deve fare l'impossibile: la pietra, una volta scoltipa, si fa ancora più pietra.
Falsificazioni, camuffamenti, giochi gratuiti sono impossibili: la pietra è quello che è e va via via affermandolo sotto i colpi e la volontà dello scultore.
Progetto, intento e risultato si iscrivono in una prospettiva di eternità: i dadi non possono essere truccati. La vera libertà dello scultore, qui, è la forma mutevole in un materiale immutabile: stretto margine che, appunto, permette però infinite variazioni.

Sylvio Acatos
Estratto dal catalogo del 1990


L'internazionalità della memoria

È innegabile che il desiderio, da parte dell'uomo, di intervenire sulla natura e sui suoi ementi, trasformandoli secondo le esigenze ed i bisogni specifici del momento, che la sua necessità (conscia o inconscia) di lasciare una traccia, una testimonianza del suo passaggio, sono riscontrabili in tutte le epoche e in tutte le civiltà a noi note.
Nel corso dei millenni, tasi trasformazioni sono avvenute a più livelli, con domdalità, intenti ed esiti diversi e molteplici.

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L'invenzione, la progettazione, l'imitazione, la ceratività, la funzione, come pure la manualità - con le relative soluzioni ai problemi tecnici che si sono andati via via presentando - hanno parte importante in questo precesso. Processo che modifica senza sosta, anche se con intensità e ritmi diversi, da un lato il mondo circosante, instaurando al suo interno relazioni nuove; dall'altro il rapporto del singolo e della collettività con il proprio ambiente, permettendo di stabilire relazioni anche con il passato, prendere coscienza delle stratificazioni, delle evolzioni e involuzioni della storia.

Così, ogni intervento creativo - ed a maggior ragione l'opera d'arte nella quale si condensano, in modo anticipatorio e quasi profetico, le problematiche di un'epoca - può venir letto ed interpretato anche quale metafora del momento in cui è stato realizzato.
Per quanto attiene al discorso specifico della scultura su pietra, che costituisce con le sue peculiarità uno dei tanti linguaggi che hanno permesso e permettono all'uomo di confrontarsi con il mondo e di lasciare un segno tangibile - estremamente e significativamente tangibile - della sua forza creativa, basterebbe rimandare per un momento alla Venere di Willendorf, risalendo a oltre ventimila anni fa; basterebbe immaginare la fatica, la pazienza, la forza di volontà, la gioia di colui che scolpì questo minuscolo capolavoro di civiltà, ricco di significati umani ed artistici, che per il suo specifico carattare stilistico va ben al di là della pura imitazione, espirmendo un concetto dei volumi che presuppone già un'interpretazione ed una rielaborazione strutturale del corpo femminile.

Federica Branca-Masa
Estratto dal catalogo del 1990

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Commissione artistica:
Edgardo Ratti, pittore, scultore, direttore artistico
Dott. Carlo Bonetti, avvocato
Peter Hächler, scultore
Max Huber, scultore
Luca Marcionelli, scultore
Pierino Selmoni, scultore
Piero Travaglini, scultore

Ringraziamenti


Comitato organizzativo
Presidente Edgardo Ratti
Gino Di Nardo
Marco Galli
Claudia Gnosca
Renato Tagli

Comitato d'onore
On. Flavio Cotti, On. Giuseppe Buffi, On. Massimo Pini, Alfredo Defago, Dott. Plinio cioccari, Rosemarie Simmen, Dott. Romano Mellini, Avv. Franco Gianoni, Dott. Avv. Carlo Bonetti, Gianpietro Ferrari, Guy Berger

Segretario
Raffaele Masa

Commissione finanze
Dott. Avv. Carlo Bonetti
Dott. Plinio Cioccari
On. Massimo Pini


Si ringraziano per la collaborazione:
Società elettrica Sopracenerina Locarno
Ditta Clerici Vitali Dellea Magadino
Parrocchia Vira Gambarogno
Studio d'ingenieria Gianfranco Sciarini, Vira Gambarogno